1542 Marco Sperandio Articoli
17 dicembre, 2018

I rifiuti nelle acque: possibili soluzioni a un problema ormai globale

Quello dei rifiuti nelle acque è un problema che si fa sempre più preoccupante e per il quale tantissime aziende, organizzazioni e istituzioni stanno cercando di correre a contromisure. "Il marine litter è uno dei problemi ambientali più gravi del nostro tempo. Si stima che oltre l’80% sia composto da plastiche e microplastiche, e gran parte di queste arrivano in mare trasportate dai corsi d’acqua“ ha recentemente dichiarato a tal proposito Edo Ronchi, Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile[1].

E' una notizia di qualche giorno fa, ad esempio, quella della nascita del progetto Il Po d'AMare, predisposto dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Corepla e Castalia e implementato dal coordinamento istituzionale svolto dall’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po con il patrocinio del Comune di Ferrara e dell’Aipo (Agenzia Interregionale per il fiume Po). Attraverso tecniche innovative, barriere in polietilene che intercettano, selezionano, intrappolano e infine raccolgono la plastica galleggiante, si prelevano così i rifiuti presenti nel fiume, separando poi tutti quelli in plastica per avviarle alla catena del riciclo.

In questo caso i rifiuti raccolti sono poi portati a riva dove, raccolti in cassoni che saranno trasportati presso l’impianto Transeco a Zevio (VR), a circa 75 km di distanza, subiranno un’iniziale separazione delle diverse frazioni, con il filtraggio della componente plastica da dirigere a successivi trattamenti mentre i restanti rifiuti da inviare al regolare smaltimento.

Una nota a margine ma altrettanto importante è quella che vede i costi di questo progetto pilota interamente coperti da Castalia e Corepla, con l’obiettivo di valutare la possibilità di costruire una vera filiera in una completa ottica di economia circolare[2].

Spostandoci dal fiume al mare, un progetto altrettanto interessante è quello capitanato dal Parco Nazionale dell'Asinara che coinvolge la Sardegna, l'Emilia Romagna, le Marche e la Puglia. Denominato Clean Sea Life stiamo qui parlando di un’iniziativa europea mirata allo smaltimento del marine litter nei porti grazie alla collaborazione dei pescatori. Durante il primo step della sperimentazione, infatti, sono stati monitorati 34 pescherecci di Porto Torres, Rimini, San Benedetto del Tronto e Manfredonia nella loro attività routinaria durante l'escursione marina di una notte. Dai dati pervenuti, è emerso come le imbarcazioni in poco tempo abbiano raccolto una tonnellata e mezza di rifiuti accumulati sui fondali che, una volta portata a terra, sono stati invece regolarmente smaltiti[3].

I rifiuti marini provengono per circa l’80% dalla terraferma e giungono in mare soprattutto per i corsi d’acqua e gli scarichi urbani, mentre per il restante 20% l'origine è da ricercarsi nelle attività di pesca e navigazione[4]. Tra le principali cause del marine litter si annoverano, quindi, la non corretta gestione di rifiuti urbani e industriali, la scarsa pulizia delle strade, abbandoni e smaltimenti illeciti, ed è per questo che parallelamente al virtuoso lavoro di pulizia delle acque è indispensabile per ogni Paese, Italia in primis, il dotarsi di una rete di imprese e organizzazioni che sul territorio siano in grado di organizzare un Sistema di gestione dei rifiuti etico, rispettoso delle Normative vigenti e, soprattutto, proteso verso un impatto 0 nei confronti dell'ambiente circostante.

Aziende come quelle del Gruppo Green Holding che lavorano dotandosi delle migliori innovazioni tecnologiche, che seguono e anzi spesso anticipano i limiti della legge dettandone nuovi esempi imprenditoriali, vanno sicuramente incentivate e promosse come vere e proprie eccellenze del territorio, per far si che il prima possibile l'Italia divenga un Paese non inquinante e in grado di autogestire il proprio flusso di trattamento e smaltimento dei rifiuti.

Marco Sperandio