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24 luglio, 2018

La salvaguardia dell'ambiente avviene mediante una visione circolare del sistema

Avendo iniziato nel lontano 1995 a lavorare nel Gruppo che poi sarebbe diventato Green Holding, ho avuto modo di affacciarmi a molte tematiche inerenti la gestione e il trattamento dei rifiuti, oltre che naturalmente la salvaguardia ambientale.

L'esperienza mi ha mostrato come soltanto un approccio sistemico e comprendente tutti gli step della filiera possa portare dei risultanti per quanto riguarda il problema degli scarti, siano essi civili o industriali. E' indispensabile una visione a 360 gradi, quindi, in grado di rendere tutti i passaggi, dalla progettazione al recupero dei materiali, più ecosostenibili possibili.

Questo è dovuto dal fatto che si rende sempre più necessario un cambiamento di rotta rispetto al nostro stile di consumo, un abbandono dell'economia lineare che ci vede ancora oggi attori inquinanti per l'ambiente che ci ospita.

E' di pochi giorni fa, infatti, la notizia che il Parlamento Europeo ha approvato quattro linee guida per la gestione dei materiali di scarto, l'inquinamento ambientale e lo spreco di cibo. Secondo la Comunità Europea si può con queste indicazioni generare un risparmio per le imprese che si presume essere intorno ai 600 miliardi l'anno, oltre che porterebbe alla creazione di 140 mila nuovi posti di lavoro e, cosa altrettanto importante, abbatterebbe 617 milioni di tonnellate di cO2 entro il 2035.[1]

Una gestione economica di tipo circolare, invece, porterebbe ad una presa di consapevolezza da parte di tutti gli attori territoriali (istituzioni, imprese e popolazione civile) riguardo alla necessità di prevedere un riutilizzo di ciò che scartiamo, sia sotto forma di materiali recuperati che di energia. Attraverso la combustione nei termovalorizzatori, infatti, potremmo in maniera lungimirante provvedere al fabbisogno energetico in moltissime zone che, a oggi, sono costrette a pagare per liberarsi dei propri rifiuti.

Concentriamoci ad esempio sul problema della plastica: proprio l'8 giugno, in occasione della World Oceans Day[2], l'ONU ci comunica che gli oceani sono contaminati da oltre 150 milioni di tonnellate di materiali inquinanti, e ogni anno se ne aggiungono altri 8 milioni. Nel frattempo, uno studio di Legambiente con l'Università di Siena dimostra che la plastica che galleggia nei mari fa da ricettacolo di sostanze tossiche contaminanti, come il mercurio. Il rischio tangibile è che entrino nella catena alimentare.[3]

Cambiando l'ambiente di riferimento il risultato purtroppo rimane lo stesso: basandoci su una recente pubblicazione su Nature, il cui titolo è Environment and host as large-scale controls of ectomycorrhizal fungi[4], i funghi che alimentano gli alberi dei boschi europei sono sempre più inquinati dalle sostanze presenti nell'aria. Ciò comporta, logicamente, che anche gli alberi risentono dello stesso problema.[5] Il rischio qui è la stessa sopravvivenza delle foreste.

Sono tutti segnali, questi, che ci indicano come il nostro stile di produzione, consumo e smaltimento deve necessariamente subire un cambio di rotta passando ad una visione localizzata di tipo circolare, in grado di prevedere la vita presente e futura dei materiali abbattendo allo stesso tempo l'impatto che questi hanno sull'ambiente circostante.

Perché quest'ultimo non è inesauribile, è l'unico di cui disponiamo, e dobbiamo definitivamente capire di dovercene prendere cura e trattarlo con rispetto.

Il gruppo Green Holding da anni è impegnato nella ricerca e nell’applicazione di tecnologie e soluzioni per il recupero di materia ed energia dai rifiuti: recupero di energia elettrica dalla termovalorizzazione delle frazioni non riciclabili contenute nei rifiuti solidi urbani, recupero di materia (fanghi biologici in agricoltura) e avviamento a recupero di molteplici rifiuti provenienti da diversi settori industriali.

Marco Sperandio