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18 luglio, 2018

Emissioni odorigene: cosa cambia con l'articolo 272-bis

Dal 19 dicembre 2017è entrato in vigore l’art. 272-bis, che dopo tanto tempo ha aggiornato il Testo Unico Ambientale (T.U.A.), ridefinendo competenze e responsabilità sulla legiferazione, vigilanza e controllo delle emissioni odorigene. Con l’introduzione di questo testo di legge, infatti, tutti gli impianti che rilasciano tali emissioni nell'atmosfera sono chiamati a rispettare la Normativa Nazionale[1], che a sua volta ne delega la gestione autonoma alle singole Regioni.

Gli odori rappresentano uno degli impatti ambientali più importanti in vista della loro notevole ricaduta sulla qualità della vita dei soggetti esposti, cittadini e non.

Ogni Regione regolerà per ciò che la compete le emissioni odorigene degli stabilimenti presenti sul proprio territorio, ne detterà indirizzi e linee guida attraverso propri provvedimenti, allo scopo di fornire tutti gli strumenti necessari alle Autorità Competenti, che valuteranno e rilasceranno specifiche autorizzazioni, e a tutti gli altri attori sociali del settore, così da concedere loro un preciso quadro tecnico di riferimento.

La Lombardia, per citare un esempio, ha pubblicato sul portale regionale le Linee guida di settore, e ha provveduto a fornire le “Determinazioni generali in merito alla caratterizzazione delle emissioni gassose in atmosfera derivanti da attività a forte impatto odorigeno”, oltre che a definire una parte relativa al monitoraggio di queste emissioni[2].

Il secondo comma della legge, poi, auspica l’avvio di un processo di unificazione e armonizzazione di tutte le normative regionali con lo scopo a medio-lungo termine di uniformare tutti i valori limite di emissioni odorigene, tutte le prescrizioni, e anche tutti i metodi di monitoraggio e di determinazione degli impatti ambientali.

Con tutta probabilità, potrebbero ricadere nell’art. 269 la quasi totalità degli stabilimenti industriali maleodoranti, che dovranno necessariamente dotarsi di un’apposita certificazione estendendo la propria autorizzazione anche alle emissioni odorigene. Gli Organi di Vigilanza, dal canto loro, potranno stabilire sia limiti più restrittivi ed adeguati, a seconda della tipologia di attività e dello stabile dove questa si svolge, sia prescrivere appositi piani di contenimento, come l’obbligo di dover prevedere un idoneo impianto o sistema di abbattimento odori.

E' importante che la questione delle emissioni odorigene sia stata disciplinata per legge a livello nazionale, così da preservare chi abita il territorio da effetti maleodoranti e soprattutto per dettare una linea comportamentale per le aziende. In modo da renderle più virtuose in questo senso e garantire loro una maggiore fiducia da parte della popolazione.

Per le imprese che gestiscono impianti come quelli del Gruppo Green Holding, infatti, l'appartenenza con il territorio è un punto fondamentale e imprescindibile della linea di condotta aziendale, e così dovrebbe essere per tutte le altre imprese analoghe. Il rispetto di questa Normativa rientrerà sicuramente tra le variabili in grado di garantire tale appartenenza. Per tale motivo, gli impianti del gruppo Green Holding hanno già da anni implementato tecnologie specifiche e modalità di trattamento dei rifiuti atte a minimizzare l’impatto odorigeno.

In alcuni impianti, come ad esempio quello di Liscate di Ambienthesis S.p.A, sono già applicati i limiti previsti da alcune direttive regionali che prevedono la captazione, il trattamento e l’analisi periodica degli effluenti gassosi per i quali sono stati fissati limiti specifici su alcuni composti quali COV, H2S, NH3 nonché il rispetto del limite sulle unità odorimetriche pari a 300 oue/m3, limite derivato dalla normativa regionale per gli impianti di compostaggio.

Marco Sperandio