4221 Marco Sperandio Articoli
18 agosto, 2019

Bioeconomia e biomasse: vantaggi e svantaggi per l’ambiente

Trasformare la nostra economia lineare in una circular economy richiede uno studio accurato dell’attuale situazione economica e la formulazione di differenti strategie in diverse aree di competenza. Una strategia vincente è stata inquadrata, all’interno del Rapporto sull’economia circolare in Italia del 2019 a cura del Circular Economy Network , nella promozione della bioeconomia rigenerativa e nell’utilizzo a più ampio raggio delle biomasse.

Il Rapporto analizza come, tutelando e valorizzando il capitale naturale e la fertilità dei suoli, l’Italia debba puntare allo sviluppo di una bioeconomia rigenerativa che assicuri prioritariamente la sicurezza alimentare e l’agricoltura di qualità, alimentando le filiere innovative, integrate nei territori, dei biomateriali, nonché la restituzione di sostanza organica ai suoli e la produzione di energie rinnovabili, con coltivazioni in aree marginali, con prelievi sostenibili di biomassa forestale e con l’utilizzo di scarti e rifiuti organici[1].

I benefici di questa nuova frontiera economica si inquadrano non solo in ambito ecologico e ambientale, ma anche lavorativo. L’Unione Europea stima, infatti, che abbia il potenziale per creare almeno un milione di posti di lavoro entro il 2030.

Il termine Bioeconomia è presente in ambito politico e economico da più di un decennio, ma solo negli ultimi anni ha acquisito un valore fondamentale nella ricerca e nell’affermazione di una economia ecosostenibile. All’interno del volume Che cos'è la Bioeconomia di Mario Bonaccorso e Irene Baños Ruiz pubblicato da Edizioni Ambiente, la bioeconomia è chiamata a sanare alcune fra le principali sfide del nostro millennio quali cambiamenti climatici, aumento della popolazione, degrado dei suoli, perdita di biodiversità, riconciliando economia, ambiente e società[2].

La bioeconomia si basa sull’impiego una serie di materiali di origine biologica, le biomasse. Si tratta generalmente di scarti di attività agricole, che possono essere modificati attraverso vari procedimenti, per ricavarne combustibili o direttamente energia elettrica e termica. Tra queste si annoverano legna da ardere, residui di attività agricole e forestali, scarti delle industrie alimentari, reflui liquidi derivanti dagli allevamenti. Sono comprese anche piante specificamente coltivate per la produzione di energia e rifiuti organici urbani.[3]

Questi materiali possono essere riutilizzati principalmente per la produzione diretta di carburanti biologici (biofuel); per la generazione di energia elettrica e termica (biopower); o per la realizzazione di composti chimici (bioproduct).

Il processo di produzione delle biomasse è solitamente un processo di fermentazione controllata delle materie (liquami, rifiuti agroindustriali, etc.) che arrivano a produrre biogas molto ricco di metano (sino a 70%) e da cui si ricava energia elettrica messa direttamente in rete o energia termica, utilizzabile ad esempio a fini di riscaldamento delle abitazioni. La convenienza varia in base agli utilizzi. Il più efficiente uso energetico delle biomasse è stato riscontrato per il riscaldamento, la produzione di energia elettrica e i bio-carburanti di nuova generazione.

Il principale limite al loro sfruttamento come fonte di energia è legato però alla carenza di spazi per la coltivazione. Per ottenere un significativo beneficio economico sarebbe infatti necessario produrre quantità di materiale molto elevate. In questo modo, però, si sottraggono spazi alla coltivazione per uso alimentare e alle altre attività agricole.

La produzione di questa fonte bioenergetica richiede profonde modifiche nella pianificazione dell’attività agricola: la coltivazione di prodotti alimentari deve essere infatti nettamente distinta, anche per motivi di sicurezza igienico-sanitaria, da quella di fonti energetiche.

La preoccupazione di alcuni esperti, riportata anche in un rapporto dell’ONU, è che la massificazione delle coltivazioni bioenergetiche possa avere un impatto negativo, perché sottrarrebbe terra e acqua alla produzione alimentare o addirittura alle foreste. Inoltre la crescente richiesta di materie prime per la produzione energetica potrebbe far crescere i prezzi delle derrate alimentari.

Le biomasse, inoltre, non sono disponibili in ogni momento dell’anno. Non possono quindi essere utilizzate come fonte univoca di energia.

Al contrario, hanno di vantaggioso che non hanno bisogno di tecnologie avanzate o dispendiose per essere prodotte, un valore aggiunto per i paesi meno abbienti che potrebbero non solo avere un notevole impulso economico ma, con il loro sfruttamento, provvedere in autonomia ad una parte della produzione di energia elettrica.

Queste fonti sono inoltre sono scarsamente inquinanti, a sostegno quindi di uno sviluppo sostenibile del territorio. Sono infatti tra le fonti di energia più “pulite” perché di fatto, si limitano ad accelerare il processo di reintroduzione nell’atmosfera dell’anidride carbonica assorbita dalle piante. Rappresentano una preziosa risorsa, non solo a livello energetico.

L’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA), all’interno del dossier “Bioenergie in Europa in una prospettiva di efficienza delle risorse” ci mette però in guardia circa il corretto modo di utilizzarle per ridurle il più possibile gli impatti ambientali.

“Le bioenergie sono un importante componente del nostro complesso di energie rinnovabili, aiutando ad assicurare una costante fornitura di energia. Ma questo studio evidenzia il fatto che le biomasse forestali e i terreni produttivi sono risorse limitate, e parte del “capitale naturale” europeo. Così è essenziale considerare i modi in cui possiamo utilizzare efficientemente le risorse esistenti, prima di richiedere nuova terra per la produzione di energia”, ha affermato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’EEA.

È una verità che gli attuali metodi di coltivazione per la produzione energetica non si sono dimostrati molto eco-sostenibili. Tanto che l’EEA sottolinea l’importanza sia di ricorrere alle colture perenni, che non danno raccolto ogni anno, favoriscono la filtrazione dell’acqua e prevengono dalle inondazioni, che di accentuare le rotazioni delle colture, utili a rigenerare i terreni.

Conoscere veramente cosa sono le biomasse, come possono aiutare nel raggiungimento di una bioeconomia rigenerativa e valutarne i pro e i contro, aiuterà noi stessi e l’ambiente.

Marco Sperandio


[2] Mario Bonaccorso, Irene Baños Ruiz, Che cos’è la bioeconomia, Edizioni Ambiente, marzo 2019.

[3] Cosa sono le biomasse e come vengono trasformate in energia: vantaggi e svantaggi, Tutto Green, 19 gennaio 2019.