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21 settembre, 2018

Programmare la gestione dei rifiuti per togliere spazio alle infiltrazioni eco-mafiose

E' accertato come sia la mancanza di programmazione a medio-lungo termine da parte delle istituzioni la prima vera causa delle infiltrazioni eco-mafiose nel flusso di gestione dei rifiuti in Italia.

Soltanto attraverso una sinergia operativa tra Regioni e Comuni, imprese, e la popolazione di ogni territorio, infatti, si può raggiungere un sistema di gestione territoriale in grado di assorbire la domanda che ogni area del Paese genera, riducendone i costi e soprattutto gli impatti ambientale. Tendendo poi a minimizzare i vuoti di questo Sistema si fa in modo che le organizzazioni delinquenti non abbiano spazio di manovra e quindi gli si impedisce di fatto di operare.

Quella italiana, da questo punto di vista, è una situazione abbastanza preoccupante. I dati enunciati dal Rapporto Ecomafia 2018 (edito da Edizioni Ambiente) di Legambiente ci dicono che lo scorso anno sono state emesse 538 ordinanze di custodia cautelare per reati ambientali, con una crescita del 139,5% rispetto al 2016. E' anche cresciuto del 9,4% il fatturato di queste organizzazioni, arrivando ad una cifra che si aggira intorno ai 14 miliardi di Euro.

"Abbiamo fatto passi da gigante nel contrasto ai crimini ambientali grazie alla nuova normativa che ha introdotto gli ecoreati nel codice penale, ma servono anche altri interventi, urgenti, per dare risposte concrete ai problemi del paese" ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente, a dimostrazione di come le contromisure non possono ricercarsi soltanto a livello normativo, ma debbano per forza di cose subire una svolta da un punto di vista operativo e gestionale[1].

L’impennata delle infrazioni denunciate nel flusso di gestione dei rifiuti ammonta a un 28% in più rispetto al 2016.

Tra le tipologie di rifiuti maggiormente gestite dalle ecomafie si annoverano i fanghi industriali, le polveri di abbattimento fumi, i Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), i materiali plastici, gli scarti metallici, carta e cartone, spesso frutto di cantieri irregolari, bonifiche fuori norma e trasporti illeciti.

E tralasciamo in questo caso tutto il discorso sullo smaltimento degli stessi, che avviene naturalmente in maniera irregolare e va a costituire un danno incalcolabile per i territori e la salute di chi ci vive. "La natura profonda del crimine ambientale è economica e ha per principali protagonisti imprese e faccendieri, ma le mafie continuano a svolgere un ruolo cruciale, spesso di collante", hanno aggiunto gli analisti dell'associazione nel rapporto[2].

Si avverte quindi la necessità di attuare su ogni territorio una programmazione mirata e lungimirante, in grado di coordinare le attività di tutte quelle imprese che operano nella trasparenza e nel rispetto delle norme e dell'ambiente, affinché proprio quest'ultimo ne tragga i reali vantaggi e permetta a chi ci abita di vivere una vita sana e priva di tutte quelle conseguenze che lo smaltimento illecito genera.

Lo stesso presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha infatti affermato che "il domani eco-sostenibile, con una affermazione piena della legalità, è una grande impresa civile, certamente alla nostra portata, che richiede un impegno culturale non minore dell'opera di prevenzione e di repressione dei reati, che le forze di polizia, la magistratura e tutte le istituzioni sono chiamate a compiere ogni giorno con dedizione. Il mio augurio è che il Rapporto Ecomafia contribuisca a far crescere energie positive e impegno, anzitutto nei giovani, la cui sensibilità per i temi dell'ambiente - e dunque del loro futuro - è molto sviluppata"[3].

Marco Sperandio